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FUGA IMPOSSIBILE DAL CLIMA OPPRIMENTE E DA OSOPPO ?
Di alekeno (del 17/08/2009 @ 12:05:53, in Antiproibizionismo, letto 106 volte)

 Care amiche, cari amici, pi sotto troverete un ottimo articolo di Gabriella Kuruvilla appena uscito su "L'Internazionale", una delle nostre riviste preferite. Ci sembra che colga perfettamente il punto, anzi, i punti: ci che sta accadendo all'Italia; quella che sempre stata l'essenza del Rototom; e ci che invece accaduto al Parco del Rivellino quest'anno. Non lo abbiamo taciuto durante il festival.Non lo tacciamo tantomeno ora a mente lucida. La nostra prima preoccupazione sempre stata quella di tutelare voi tutte/i che in questi sedici anni avete reso cos bello e appassionante il Rototom Sunsplash. Quello che ci sentiamo di dirvi, con la serenit di tutti questi anni di lavoro, che non permetteremo che il nostro pubblico subisca mai pi la criminalizzazione che quest'anno andata in scena al parco del Rivellino.

Anche a costo di sospendere la XVII edizione del festival, non si trovassero le condizioni e le garanzie necessarie per poter proseguire qui in Friuli o altrove. Non ci siamo mai piegati in tutti questi anni alla logica brutale del pi forte, del pi arrogante. E insieme a voi, insieme al nostro popolo, certamente non lo faremo adesso. Il festival Rototom sempre stato una manifestazione di grande libert. Ma quest’anno le cose sono cambiate di Gabriella Kuruvilla, da "L'Internazionale" Zaino in spalla e tende in mano, destinazione Rototom Sunsplash. Giunto alla sedicesima edizione, il festival reggae europeo stato ospitato dal 2 all’11 luglio nel parco del Rivellino di Osoppo, in provincia di Udine. Siamo scappati da Milano, dove il clima ormai opprimente a tutti i livelli.

A soffocarci non solo l’afa, ma anche i vari provvedimenti sulla sicurezza, che vanno dai disegni di legge nazionali alla proposta di recintare i giardini pubblici. La sensazione che il carcere non sia pi un’entit fisica limitata, ma che si estenda ovunque. Il modello ci viene riproposto in continuazione, anche in quella vita che ci ostiniamo a considerare libera. Ma che libera non , visto che perfino il movimento delle persone sistematicamente controllato, ostacolato e, in molti casi, fermato. La citt diventata come un enorme centro commerciale, aperto di giorno e chiuso di notte. Dedicato al lavoro e noncurante di tutto il resto.

Spariscono i luoghi di aggregazione, le persone si rintanano in casa e usano il telefono e il computer per comunicare, mentre le strade sono pattugliate dall’esercito, dalla polizia, dai vigili e – come se non bastasse – dalle ronde cittadine: si va dai Blue Berets, accusati di essere troppo vicini all’estrema destra, ai Volontari verdi, i leghisti con la fascia padana al braccio. La loro presenza crea uno stato d’allerta che amplifica la sensazione di pericolo.

In realt, non si capisce di chi dobbiamo diffidare e il risultato che siamo tutti sulla difensiva. Il Rototom ci servito ad allontanarci, almeno per un po’, da questa gabbia metropolitana, fisica e mentale. L speravamo di trovare qualcosa di meglio. E non doveva essere difficile. Il paese era vestito a festa: le bandiere della Giamaica addobbavano i negozi e sventolavano dalle finestre. Per gli abitanti di Osoppo il festival una grossa opportunit commerciale, che risveglia per alcuni giorni all’anno una localit di montagna generalmente assopita.

All’ingresso del festival, per, abbiamo dovuto consegnare un documento d’identit per registrarci: anche qui i clandestini sono banditi. Ritirato il biglietto e superati i cancelli, siamo entrati in un’immensa area verde popolata da pi di centomila persone di tutte le et, razze e religioni. C’erano moltissimi stranieri. Abbiamo camminato tra banchetti di artigianato, mangiato in ristoranti etnici, seguito dibattiti culturali, frequentato corsi di danza, preso lezioni di yoga, ascoltato concerti reggae e ballato fino al mattino. Per alcuni giorni, abbiamo vissuto il giorno e la notte senza timori: uno spazio aperto 24 ore su 24, che offre continuamente proposte di incontro e di svago, un luogo che sembra (sufficientemente) sicuro. Almeno era cos per me, ma forse non per tutti.

Quest’anno la sorveglianza delle forze dell’ordine stata continua, pressante e invasiva. La cappa, da cui eravamo fuggiti e dentro cui ci siamo ritrovati all’improvviso, non ha rovinato l’atmosfera del Rototom, ma l’ha modificata irrimediabilmente, creando un clima di tensione che distorceva i rapporti e la comunicazione. Ho chiesto a un commerciante senegalese, titolare di uno stand autorizzato, quanto costava un cappellino rasta, e lui mi ha risposto preoccupato: “Io non vendo fumo”. Evidentemente la paura ci rende sordi, e il pregiudizio sostituisce la realt. Anche questo luogo, che voleva essere simbolo di “un altro mondo possibile”, diventato un mondo impossibile.

Ed per questo che la prossima edizione del festival probabilmente non si terr pi in Italia. La fuga, non solo di cervelli, continua.

 Gabriella Kuruvilla una scrittrice italoindiana. È nata a Milano nel 1969(gabriellakuruvilla@fastwebnet.it).

Si ringraziano l'autrice e "L'Internazionale" per averci concesso la pubblicazione dell'articolo. Tratto da :http://www.rototomsunsplash.com/